𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗩𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝟲 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝘁𝗲
Il brano del vangelo di oggi, ci presenta Gesù alle prese con una classica controversia rabbinica. La società ebraica dell’epoca del II tempio era costellata da una numerosa serie di gruppi di interpretazione della legge con cui il Signore ha dovuto confrontarsi e da cui spesso ha preso le distanze. Come in questo caso dal gruppo dei sadducei: aristocratici, ricchi, spesso distanti dal popolo e vicini al potere, formavano la maggioranza, se non la totalità dell’assemblea del Sinedrio, che si trovò poco tempo dopo a pronunciare la condanna su Gesù.
Ed in questa controversia, dato che il loro gruppo, a differenza di quello dei farisei, nega la Resurrezione, cercano di ricondurre all’assurdo la fede nell’aldilà, come vita in Dio. E nel far questo dimostrano di non capire ciò che né la fede dell’Antico Testamento (almeno nei suoi ultimi libri) né quella di Gesù hanno da dire a proposito della vita dopo la morte. Il loro è un atteggiamento che ha ancora oggi i suoi adepti: non lasciarsi guidare dal Signore e dalla Rivelazione, ma cercare di imporre sui testi e sul dono di Dio la propria visione del mondo; dire Io al posto di Dio, ergersi di fronte al Signore e agli altri, ebbri della propria ragione e della propria logica, non riuscendo ad accettarne altre. Ed in questa visione gretta e limitata che conosce solo il modo di vivere della quotidianità cercano di stringere Dio nelle gabbie del loro pensiero. Non capiscono la grandezza della natura umana, almeno quella come Dio l’aveva creata, non capiscono che negando l’uomo e la sua vocazione finale, alla fine negheranno anche Dio imponendogli il proprio limite e la propria meschinità.
𝗜𝗻𝗰𝗿𝗲𝗱𝘂𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻 𝗧𝗼𝗺𝗺𝗮𝘀𝗼
La stupenda immagine di Caravaggio non lascia proprio nessuno spazio all’immaginazione: tutto è lì, svelato, o meglio nell’atto del disvelamento.
Una luce dall’alto che illumina la scena, luce che non proviene dal nessuna fonte naturale che quindi non può che identificarsi con Dio. È alla luce della Grazia che riceviamo la fede, altrimenti nessuna prova empirica può dirci nulla. Saremo sempre in grado di trovare dei motivi per negare ogni evidenza. La luce sopra tutta la scena, ma che illumina principalmente il corpo di Gesù, sottoposto all’indagine di Tommaso. Un corpo di carne, toccato fin nell’intimo; un corpo come “realtà” da non sottoporre a nessuna censura, aperto al dono e alla fede come strumento perché l’uomo possa rendersi conto che è lì che il Signore risorto si manifesta.
Anche altri discepoli sono presenti nell’immagine; tutti insieme guardano e cercano di capire. Tommaso non è solo; il dubbio è di tutti. E il Signore che prende sul serio le nostre difficoltà si offre, si dona. Ancora una volta la sua disponibilità è infinita; il suo amore è infinito; per sé non conserva nulla, nemmeno il suo corpo di carne.