𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗩𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 15 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝘁𝗲
Il brano di questa domenica è la logica conseguenza di quello proclamato durante la festa del Battesimo di Gesù. È Giovanni che testimonia ciò che è successo e comunica, anche a noi oggi, la sua interpretazione di ciò che ha visto e vissuto. La sua conclusione lo porta a mostrare al popolo di Israele Gesù come l’Agnello di Dio. Una locuzione che noi proclamiamo ad ogni celebrazione eucaristica, e che quindi va forse compresa un pochino più a fondo. L’agnello è l’animale biblico per eccellenza, l’animale che ha un ruolo, non solo simbolico, ma anche teologico nelle vicende del popolo di Israele. È l’agnello che viene immolato al posto di Isacco sul Monte Moriah; è l’agnello che viene mangiato durante la Pasqua ebraica perché con il suo sangue si segnino le porte degli israeliti e non siano colpiti dalla morte; è ancora l’agnello che viene mandato nel deserto a morire per espiare la colpa del vitello d’oro. È l’agnello che viene sacrificato durante il giorno dell’espiazione perché si perdonino i peccati del popolo di Dio. Morte quindi come sacrificio per il perdono dei peccati e per la salvezza dell’uomo: ecco ciò che capisce chiunque abbia ascoltato il Battista in questo discorso. Una morte a cui Dio padre ha chiamato il suo Figlio, dopo che non ha richiesto questo sacrificio nemmeno ad Abramo, il suo “amico” più fedele; una morte sostitutiva, espiatoria, che dona la salvezza, quella della nascita di un uomo nuovo, capace di obbedire fino in fondo là dove Adamo aveva fallito. Un uomo che sceglie come modello non il leone o la tigre, gli animali più forti e potenti, ma l’agnello, l’animale infinito nella sua capacità di donare.
𝗔𝗴𝗻𝘂𝘀 𝗗𝗲𝗶
Questa meravigliosa opera si intitola appunto “Agnus dei” ed una delle molte con questo soggetto che il pittore spagnolo ha realizzato e che si trova al Museo Prado di Madrid. Il “silenzio” che avvolge l’agnello legato e pronto al sacrificio, è la caratteristica che più colpisce lo spettatore. Nessun oggetto di contorno, niente che distolga la nostra attenzione dal centro del quadro che rappresenta un animale legato e che rimane solo a vivere il suo destino. Una delle migliori rappresentazioni del Cristo, agnello mistico, che non solo vive il suo destino, ma lo sceglie, per obbedienza, per dono, per amore. È oltremodo significativo che in questa rappresentazione l’agnello abbia le corna: è un agnello di ariete, che rimanda immediatamente all’ariete impigliato per le corna in un cespuglio di Gen 22: è veramente l’unione tra “il Figlio amato” e la vittima del sacrificio, che abbiamo visto domenica scorsa offerto da Dio per la salvezza di tutti.