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La Natività di Caravaggio

Commento al Vangelo di Domenica 1 Gennaio 

La nostra esperienza liturgica è chiamata a continuare la contemplazione del mistero dell’Incarnazione, e nel primo giorno dell’anno ci mette di fronte nuovamente l’evento della nascita, non più visto dallo sguardo del narratore puro e semplice, ma ponendoci dalla parte degli ultimi, di coloro che non avendo nulla da perdere si trovano, in modo immediato, accanto all’imprevedibile e all’impossibile. Dio che si fa uomo, che si fa carne, come dice Giovanni. Che sceglie non solo di vivere da uomo, ma si sottopone alla legge, alle norme che regolano la vita spirituale dell’ebreo che, oggi come allora, deve presentarsi a Dio e riscattare la sua vita.

E tutto questo diventa profezia; mentre i pastori diventano immediatamente annunciatori di ciò che hanno vissuto, anticipando la futura missione dei discepoli, al bambino che nasce viene imposto un nome: “Dio salva”. Anche qui una rivelazione di quello che sarà il suo compito. Ma sbaglieremmo se pensassimo che tutto questo riguarda solo i protagonisti della storia. Ogni cosa che troviamo nel Vangelo assume valore sapienziale e didattico per chiunque legga con mente aperta e cuore disponibile. Missione, salvezza, amore, custodia, cura. Tutto questo costituisce anche il destino ed il compito di noi tutti, noi amati, noi salvati, noi, poveri di Dio che ci troviamo con un Dio-bambino tra le braccia.

 

La Natività di Caravaggio

Ancora una volta il grande Caravaggio ci aiuta nella contemplazione e ci costringe a riflessioni anche un pochino scomode ed inconsuete. In questa opera oltre alla presenza della luce della Grazia divina, che caratterizza tutto il suo lavoro, e che colpisce ovviamente Maria ed il neonato, la cifra caratterizzante è data dalla linea che, partendo dall’alto a destra del quadro, seguendo i profili dei pastori, conduce anche il nostro sguardo verso l’evento della nascita. Ma ci porta a vedere l’amore immediato tra Maria e Gesù, ma anche una donna che indossa una veste rossa, colore del martirio, e nera, colore del lutto. Quasi una anticipazione del dolore che i due dovranno soffrire, ancora una volta insieme, in altro luogo e con altro pubblico. La nascita di Gesù come una previsione del calvario. I poveri doni dei pastori, in primo piano, sono lasciati da parte, nell’oscurità, come pure gli animali sullo sfondo. È illuminata solo l’adorazione che gli ultimi sanno, per il momento, donare al Dio fatto piccolo e indifeso, ultimo come loro. Dio ha scelto il suo posto.

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